Un’ampia discarica interrata è stata scoperta in località
Sanganiello, nel comune di Caivano (Na). La discarica di forma conica si
trovava in un’area agricola destinata alla coltivazione di ortaggi, in
particolare di broccoli e finocchi. Al suo interno a seguito di uno
scavo effettuato con l’ausilio di mezzi meccanici appartenenti al
Comune, sono stati ritrovati alla profondità di 1,5 metri, circa 60
fusti di solventi e vernici, rotti e percolanti; mentre a circa 4 metri,
a ridosso della falda acquifera, sono state trovate sostanze gommose
impregnate di solventi.
A Caivano le ruspe della polizia
forestale continuano a squarciare la terra. L’impressione è forte.
Decine di fusti riemergono dalle viscere di nostra madre. Il fetore è
nauseabondo. Colgo sul volto del generale Sergio Costa, dei suoi
collaboratori, dei giornalisti sconcerto e dolore.
L’escavatrice
scende sempre più giù per recuperare i bidoni arrugginiti. Alcuni sono
schiacciati, deformati, ma ancora integri. Si fa attenzione per non
farli rompere. Altri, purtroppo, sono irrimediabilmente rovinati. Quanta
inutile follia. Chi interrò quei recipienti sapeva bene che stava
facendo. Per un pugno di soldi in più. Per bramosia di possedere.
Sapevano bene gli industriali disonesti che vernici e solventi riversati
nei terreni li rovinano. Sapevano bene che la terra avvelenata produce
ortaggi avvelenati. E i contadini? Sono vittime o carnefici? Non bisogna
generalizzare mai. Qualcuno di certo sapeva che cosa accadeva di notte
in quelle zone. Hanno taciuto. Per interessi, ignavia, paura.
Quanto
spreco di energie, di denaro per tentare di salvare il poco che c’è da
salvare. Da sempre l’uomo riflette sul male e sul macabro fascino che
emana. Sul perché alcuni ne provano ribrezzo mentre altri si lascino da
esso ammaliare. C’è chi si spoglia di tutti i suoi averi per dar da
mangiare al prossimo; e chi invece ruba al prossimo anche l’aria per
respirare. In fondo anche questa sete di denaro dice che l’uomo non
basterà mai a se stesso. Che è più grande di quanto possa credere.
Si
tratta di imboccare la strada giusta per capire nel breve tempo che ci è
dato chi siamo e perché viviamo. Intanto si continua a morire. A
Carinaro, il paese alle porte di Aversa che ha dato i natali al
cardinale Crescenzio Sepe, una bambina di 8 anni è morta. Leucemia.
Marianna era figlia unica. Venerdì si terranno i funerali. La settimana
scorsa alcuni pediatri hanno chiesto di parlarmi. Hanno notato un
aumento di leucemie infantili proprio nella nostra zona. Una giovane
signora viene a trovarmi. Mi racconta di suo figlio, Antonio. Aveva 20
anni quando volò in cielo. Anche lui affetto da leucemia. Poco dopo fu
la volta di suo fratello di cinquant’ anni. Pochi mesi bastarono per
rubarlo ai suoi cari.
Oggi è lei ad ammalarsi. E ha paura. Paura
di non farcela. Paura di cedere. Le forze non ci sono più. Storie
simili sono veramente tante. Troppe per non allarmare chi ha la
responsabilità e il dovere di intervenire. Siamo italiani e come tali
vogliamo essere trattati. Crediamo nella forza della legalità e vogliamo
che venga esercitata anche a nostro favore.
Rigettiamo le
forze del male comunque possono chiamarsi: camorra, mafia o altro.
Vogliamo che la parte sana del Paese si schieri accanto a questo popolo
segnato e tormentato. Chiediamo alla Confindustria e ai tanti
industriali onesti di prendere a cuore il dramma che ci uccide. Di
alzare la loro voce per condannare con forza lo scempio provocato da
altri industriali in combutta con camorra e camorristi. Invitiamo il
presidente di Confindustria a venire a Caivano, a Casal di Principe, a
Qualiano per rendersi conto di persona di quanto male abbia provocato
questo stupido, ottuso, criminale, illogico modo di smaltire i rifiuti
industriali per risparmiare sui costi. Intanto, però, mentre scriviamo,
piangiamo, ci indigniamo, gli sversamenti e i roghi tossici continuano
imperterriti, perché chi produce in nero, deve assolutamente sversare in
nero gli scarti della lavorazione.
E in Campania le fabbriche
di scarpe, borse, tessuti che lavorano in regime di evasione fiscale
sono tante. Il danno è enorme. I rimedi fino a oggi sono scarsi, deboli
e insufficienti. Richiamare in vita questa terra per la politica
italiana deve essere una priorità assoluta alla quale niente deve essere
anteposto.
Nessun commento:
Posta un commento