sabato 30 marzo 2013

Napolitano non si dimette e lascia Monti al suo posto

ROMA - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha annunciato che non intende dimettersi e che, fino a quando perdurerà lo stallo sul nuovo governo, quello uscente di Mario Monti rappresenta un elemento di certezza per il Paese e per i partner europei dell'Italia.
In mancanza di novità dai partiti, quindi, il nodo del nuovo governo potrà essere affrontato dal nuovo Capo dello Stato per eleggere il quale il Parlamento in seduta comune e con i rappresentanti delle Regioni si riunirà a partire dal 15 aprile.
"Continuo dunque ad esercitare fino all'ultimo
giorno il mio mandato", ha detto Napolitano dopo che era emersa l'ipotesi che potesse decidere di lasciare in anticipo rispetto alla scadenza del 15 maggio per favorire il superamento dell'impasse politica.
"Me lo suggerisce il senso dell'interesse nazionale", ha aggiunto riferendosi al vuoto di potere che una tale iniziativa avrebbe creato.
Napolitano cercherà di facilitare "fino all'ultimo giorno le condizioni più favorevoli allo scopo di sbloccare una situazione politica irrigidita da posizioni inconciliabili".
Per questo chiederà "a due gruppi ristretti...di formulare su essenziali temi di carattere istituzionale e di carattere economico sociale ed europeo precise proposte programmatiche che possano divenire in varie forme oggetto di condivisione da parte delle forze politiche".
"Ciò potrà costituire comunque materiale utile anche per i compiti che spetteranno al nuovo Presidente della Repubblica nella pienezza dei suoi poteri".
Alla domanda se non sarebbe meglio andare a nuove elezioni in ottobre il capo dello Stato ha risposto: "Questa questione non mi interessa. Io sono un Presidente della Repubblica in pieno semestre bianco...quindi non mi occupo di problemi che non posso risolvere oggi nelle mie funzioni". 
La dichiarazione di Napolitano, arrivata poco dopo le 13,00, era attesa da ieri sera quando un secondo giro di consultazioni aveva confermato "la persistenza di posizioni nettamente diverse" tra le tre minoranze di blocco parlamentari emerse dalle elezioni.
Il Quirinale ha quindi archiviato, almeno al momento, l'ipotesi di mandare davanti alle Camere Pier Luigi Bersani che non ha dimostrato di poter contare su una maggioranza certa in entrambi i rami del Parlamento e prende tempo con a palazzo Chigi una personalità apprezzata dai partner europei.
Napolitano non ha mancato di invitare "tutti i soggetti politici a esprimere piena consapevolezza della gravità e urgenza dei problemi del Paese" e a rendere possibile la "costituzione di un valido governo in tempi che non si prolunghino insostenibilmente" visto che dalle elezioni è passato oltre un mese.
Ma ha fatto capire di poter agire senza fretta, dal momento che il governo tecnico di Monti, "benchè dimissionario e per altro non sfiduciato, sta per adottare provvedimenti urgenti d'intesa con le istituzioni europee", come il rimborso di 40 miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione.
Con un occhio rivolto al Movimento 5 stelle, che nei giorni scorsi ha suggerito di seguire l'esempio belga e di fare a meno di un esecutivo nel pieno delle sue funzioni, il Presidente ha detto che l'azione di Monti procede "con l'essenziale contributo del nuovo Parlamento".
Con l'altro rivolto alla Lega Nord, i cui senatori potrebbero essere dirimenti nella nascita di un governo di centrosinistra, ha citato "i lavori della Commissione speciale presieduta dall'onorevole (leghista Giancarlo) Giorgetti".

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