A seguito delle vicende della Grecia, di Malta e di Cipro e a fronte delle crisi economiche, sociali ed umane che hanno investito questi Paesi, siamo arrivati al punto di essere convinti almeno di una cosa: la BCE non si sposta di un millimetro dalla sua missione e non attua politiche di favoritismo per nessuno, mantenendo fede alla suo ruolo super partes e alla sua indipendenza.
Siamo davvero sicuri?
Il dubbio ci sale leggendo un articolo del giornale on-line
tedesco Deutsche Wirtschafts Nachrichten che sostiene chela BCE, nella figura del suo Governatore Mario Draghi, abbia concesso alle banche francesi, non alla Francia intesa come Paese, il diritto di stampare moneta; arrivando finalmente a ricoprire lo stesso ruolo della FED negli USA.
tedesco Deutsche Wirtschafts Nachrichten che sostiene chela BCE, nella figura del suo Governatore Mario Draghi, abbia concesso alle banche francesi, non alla Francia intesa come Paese, il diritto di stampare moneta; arrivando finalmente a ricoprire lo stesso ruolo della FED negli USA.
Ma andiamo con ordine.
Verso
la fine del 2011 la BCE, per far fronte alla crisi di liquidità in cui
erano finite le banche europee che detenevano molti titoli “tossici” dei
Paesi colpiti dalla crisi del debito, ha dato via al piano di
rifinanziamento a lungo termine (LTRO). Secondo questo piano le banche
potevano ricevere dei finanziamenti a tassi d’interesse relativamente
bassi in cambio di obbligazioni governative, titoli di stato, compresi
quelli senza valore, come quelli greci ad esempio. Questa operazione è
stata effettuata in due tranche:
- il 22 dicembre 2011, quando 523 banche hanno partecipato all’asta LTRO richiedendo 489,191 miliardi di euro;
- il 29 febbraio 2012, quando 800 banche hanno partecipato all’asta LTRO, richiedendo 529,53 miliardi di euro.
Tra
queste banche naturalmente c’erano anche banche francesi che hanno
beneficiato di questi prestiti. Come sottolinea il quotidiano tedesco: “Da
molto tempo le principali banche francesi come Societe Generale, Credit
Agricole e BNP Paribas sono al centro dei mercati obbligazionari. Come
riporta Bloomberg, solo il Crédit Agricole ha dovuto svendere l’anno
scorso beni per 3,5 miliardi di euro”. Oltre
a questa fonte di flusso di liquidità, le banche francesi hanno potuto
avvalersi di un mercato parallelo, fonte quasi inesauribile di
finanziamento, il cosiddetto mercato STEP (Short Term European Paper).
Cos’è il mercato STEP?
Si tratta di: “un
mercato commerciale praticamente senza regole, dove vengono immesse
obbligazioni societarie e bancarie a breve termine. Qui le obbligazioni
negoziate hanno un volume di circa 440 miliardi di euro. Dire che il
mondo bancario francese si è ulteriormente sviluppato è estremamente
creativo e ora si permette, attraverso il mercato STEP, di ricorrere ad
un programma completamente nuovo, sia per la creazione di credito a
breve termine, sia per una licenza molto specifica di stampare denaro.”
Questo
mercato inoltre è molto pericoloso in quanto è fuori dalla Borsa e
quindi con nessuna trasparenza, è orientato solo verso il sistema
bancario francese e le banche francesi sono ricche di obbligazioni STEP
presso la Banque de France, che a sua volta presenta rischi di default
legati alle obbligazioni STEP versate come garanzia presso la BCE.
Ma
questi soldi che fine faranno? Verranno iniettati nell’economia reale
francese garantendo credito alle imprese e alle famiglie? Non si può che
essere scettici al riguardo, è più
facile pensare che queste iniezioni di denaro abbiano più a che fare
con il trattato di Basilea III e l’obbligo delle banche di aumentare la
riserva monetaria al 7% al posto del 2% come avveniva fino a ora, e come
avverrà fino al 2019 data d’entrata in regime ufficiale.
Questa anomalia ha portato a delle conseguenze che non sono passate inosservate, almeno fuori dal nostro Paese. Il premio nobel Paul Krugmanha recentemente dedicato un’editoriale sul
New York Times, notando come i tassi d’interesse sul debito pubblico
francese fossero improvvisamente crollati all’1,72%; praticamente gli
stessi degli USA. Krugman sottolinea che:“i
mercati hanno concluso che la BCE non vuole, non può, lasciare la
Francia a corto di denaro, senza la Francia non vi è più alcun
euro-zona. Così per la Francia la BCE è inequivocabilmente disposta a
giocare da buon prestatore di ultima istanza, fornendo liquidità. E
questo significa che, in termini finanziari, la Francia è entrata nel
club dei paesi avanzati che hanno le loro proprie valute e, pertanto,
non possono rimanere a corto di soldi – un club i cui membri hanno costi
finanziari molto bassi, più o meno indipendenti dai loro debiti e
deficit.”
Quindi infine la lezione qual è? La
BCE lascia fallire i Paesi periferici e i loro cittadini, condannandoli
all’austerità ed ad una preoccupante escalation dal punto di vista
sociale, mentre salva le banche dei Paesi “core”, seguendo passo passo
le logiche del “too big to fail” che fanno tremare l’economia americana.
E l’Italia? In mezzo, nel guado, ignara sul presente e sul suo futuro
destino.
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